Storia medievale di Antrodoco
Lu Bagnu A.D. 1230
Dopo la pace di Anagni tra Federico II e papa Gregorio IX, l’imperatore doveva restituire tutti i territori della chiesa da lui conquistati, tra i quali i possedimenti del monastero di SS.Quirico e Giulitta. Mediatore fu Rainaldo d’Urslingen, duca di Spoleto che aveva posto il suo quartier generale ad Antrodoco, come legato dell’Imperatore Federico II .
Ma nel maggio del 1231 il duca, cadde in sospetto dell’imperatore, è perciò fu imprigionato e privato di tutti i suoi beni. Bertoldo, fratello di Rainaldo, per reazione alla prigionia del fratello, occupò allora la rocca di Antrodoco; immediatamente Federico II inviò l’esercito imperiale che assediò il castello, ma senza riuscire ad espugnarlo.
Nel 1233, dopo oltre un anno di assedio, l’imperatore condusse Rainaldo ad Antrodoco che riuscì a convincere il fratello, ricattato, ad arrendersi.
San Terenziano A.D. 1241
Federico II passa ad Antrodoco con il figlio Corrado e vi fa portare i leopardi della curia, simbolo del suo potere, tutto il denaro che aveva raccolto dalle tasse nella zona di Viterbo, ed una blida, una nuovissima macchina da lancio.
Egli riteneva fondamentale mantenere un costante controllo sui castelli posti ai confini del regno e considerava quello di Antrodoco uno dei più importanti e strategici e perciò voleva farne un caposaldo.
Il 13 marzo 1240 l’imperatore, che si trovava a Viterbo, ordina al giustiziere d’Abruzzo, Boamondo Pissono, di raccogliere gli introiti delle collette e di custodirli presso il castello di Antrodoco. Federico II giunge il 19 marzo per prelevare la somma depositata e ricevere l’omaggio del castellano, Giacomo Da Castromare.
Rocca di Corno : A.D. 1266
Il papa Clemente IV chiama in aiuto Carlo d’Angiò contro re Manfredi, e si accorda con Rieti, dove vuole porre la sua residenza, perché lo aiuti a ridurre all’obbedienza i castelli dei confini. Rieti manda ambasciatori a tutti i castelli che accettano la proposta di Rieti, meno che Antrodoco.
Don Filippo, castellano di Antrodoco, risponde agli ambasciatori che il “castrum est Manfredi Regis” ed egli lo avrebbe tenuto in nome del re Manfredi, fin quando possibile.
Perciò la città fu definita “Urbs fedelissima”.
La Cona : A.D. 1269
Guglielmo da Palarago, uomo di fiducia del re Carlo I d’Angiò, è nominato castellano di Antrodoco che lui considera punto strategico. Carlo promette a Guglielmo che se avesse sposato Alterida, figlia di Gualtiero, gli avrebbe assegnato un feudo in terra d’Abruzzo. Così avviene e il re così si assicura il controllo della direttrice L’Aquila- Antrodoco. Contrario a questa operazione è il Papa Clemente IV.
Il castello ha bisogno di riparazioni, ma Gugliemo incontra molti ostacoli da parte dagli abitanti di Rocca di Fondi e Piscignola, che dovrebbero prestare servizi e pagare tasse. Così il re, che ci tiene al favore degli abitanti del luogo, li esenta sia dalle tasse che dalle opere e paga a Guglielmo 257 once per la paga dei 50 servientes che costituiscono la guarnigione del castello.
Rocca di Fondi : A.D. 1273
Pietro di Catenet è castellano di Antrodoco. In questo periodo i feudi lasciati liberi dai traditori, vengono ridistribuiti, ma il nuovo assetto provoca in tutta la vallata di Antrodoco un notevole fermento di protesta sia dei feudatari che del popolo.
Forcapretula, Rocca di Fondi e Piscignola che devono partecipare alla riparazione del castello di Antrodoco in opere e soldi, si lamentano perché gli uomini incaricati della riscossione delle tasse chiedono più del dovuto.
Anche Berardo e Rainaldo del Duce, discendenti dei signori di Urslingen, signori di Piscignola, Rocca di Fondi, Forcapretula e “totius vallis de Introduco”, vengono contestati perché gravano il popolo di tasse per sostenere la milizia. In tutta la vallata di Antrodoco si sviluppa un grande fermento.
Centro Storico : A.D. 1368
Castellano di Antrodoco è Giuntarello da Poppleto. Antrodoco è rifugio degli esiliati aquilani delle due fazioni, sostenitori dei Pretatti e dei Camponeschi, che tormentano la zona di aggressioni e omicidi ai danni dei viaggiatori, soprattutto mercanti. Il Signore de L’Aquila, Lalle Camponeschi, cerca di limitare questa situazione, ma non riuscendoci chiede l’intervento della Regina di Napoli Giovanna I d’Angiò.
Il 25 luglio 1368 l’esercito reale assedia Antrodoco innalzando i trabucchi, ma gli assediati sono gente valorosa e resistono a lungo. Giovanna tenta una mediazione inviando il capitano Francesco Sabatino, ma invano. Tenta allora le maniere forti e invia un esercito al comando di Niccolò della Magna, con l’ordine di espugnare Antrodoco entro 20 giorni, ma senza risultato.
La sconfitta aveva mostrato che con la forza non era possibile prendere Antrodoco e tutti, compreso Antrodoco stanco di oltre 3 anni di guerra, si decidono a trattare per una definitiva pacificazione.
Il 30 settembre 1371 si firma la pace.